Continuità nel tempo e varietà nello spazio sono i due poli fra i quali si muove la storia del borgo medievale e del paesaggio di campagna: una storia che include l’industria e le arti, la musica e la poesia, la coltivazione dei campi, l’economia rurale e quella cittadina, la miniatura dei manoscritti, il mestiere dell’architetto, quello del pittore e del medico.
Quindi arti minori e arti maggiori, le professioni che prendono campo e s’insediano in un contesto racchiuso e concentrico, dove si incontrano anche i macellai e i panettieri, i vasai come gli ebanisti, tutti questi concorrono a formare il concetto di borghesia, che non sono altro che gli abitanti del borgo, in netto contrasto con i nobili e i contadini, storicamente abitanti fuori dalle mura, i primi residenti in un castello e i secondi nella capanna vicino al campo che poco più avanti diventerà casa colonica, costruita dal proprietario del fondo ovvero il nobile feudatario storicamente sempre abituato a misurare la sua potenza in cavalli (esercito) e terreni.
In questo gioco di costanti e varianti, ciò che è riconoscibile e che ne ha fatto una dei massimi modelli per gran parte del mondo, è la polarità città- campagna, che ripropone in modo sempre diverso il contrasto originario fra spazio naturale e spazio urbano, fra ordine della natura e ordine della cultura.
Perciò la nascita del borgo medievale o della città diventa viva narrazione della storia, ma anche volto e traduzione in pietra del popolo che vi abita, che conserva e trasforma.
Ma qual è il popolo del borgo medievale? Dicevamo che è il primo abbozzo di quel popolo grasso, quello delle arti, dei mercanti e della moneta, che lentamente si avvia verso la nascita del contado e delle città, dopo la lunga parentesi dell’invasione barbarica e feudale e di un nuovo concetto di vita urbana entro le mura dove la civitas, ovvero la civiltà, nasce e sviluppa. Tra le mura arroccate di un borgo si svolgeva la vita cittadina, si effettuavano gli scambi tra i prodotti della campagna e quelli che la città trasformava, tutto questo era già accaduto con gli etruschi e i romani, perciò in Italia il feudalesimo tout court non ha mai veramente attecchito.
Il borgo via via diede impulso all’edilizia, a nuove forme di costruzioni, case attaccate le une all’altre a più piani, con l’ausilio delle pietre e in seguito dei mattoni, architetture che stimolarono le menti più illuminate verso nuove scienze matematiche e costruttive, attirarono pittori che formarono scuole, alcune nominate “botteghe”, dove si formarono pittori e architetti. Ma Il borgo medievale poteva anche nascere a seguito di reliquie trasportate dai crociati in Terrasanta, le quali venivano consegnate agli ordini monastici che, attirando frotte di pellegrini dalla campagna, aumentavano l’offerta ricettiva aggiungendo altri edifici e botteghe.
Un esempio ci viene dato da Borgo San Sepolcro, dove è nato Piero della Francesca.
In questo contesto il paesaggio di campagna, il cosiddetto paesaggio rurale, rimane fuori dalla civitas e dalla cultura di scambio di merci e di idee, resta quindi il luogo di natura per eccellenza, dove il tempo rimane sospeso e consegnato solo alla stagionalità dei prodotti della terra. L’edificio rurale che in seguito diventa casa colonica è il monumento di questa atemporalità, di un’ economia e una società che si fissa su canoni cronici e indissolubili (Crono è il dio del tempo che si trasforma in Saturno dio dell’agricoltura per i latini).
Ed è forse questo uno dei motivi di maggiore attrazione e bellezza: la capacità di custodire valori millenari che solo la tecnica degli ultimi trent’anni ha modificato totalmente, tecnica che però ha riconsegnato alla casa colonica una seconda possibilità di utilizzo, quello della casa vacanze, luogo di relax dell’Uomo che da quella civitas necessita di una pausa, quando non ne intende scappare in maniera definitiva.
La casa colonica dunque rimane inalterata nel suo luogo simbolo, che è il luogo dell’anima, che in greco si traduce con psichè, che significa forma. La casa colonica delle Marche ha infatti un’unica incommensurabile legge: si può restaurare e demolire a patto che nel ricostruirla si rispetti la sua forma. La sua anima è dunque salva.
Si può dire altrettanto del borgo medievale?
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