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Il Blog di Marche Country Homes

Paesaggio di campagna nelle Marche - il blog di Marche Country Homes

Paesaggio di campagna nelle Marche

Di

Lorenza

Pubblicato in Il blog di Marche Country Homes Il Ott 12, 2017

Oggigiorno l’esempio tipico di paesaggio di campagna nelle Marche, quello che si identifica negli sfondi dei ritratti dei duchi di Montefeltro dipinti da Piero della Francesca o negli affreschi di Raffaello,  lo si ritrova risalendo le colline dal mare Adriatico,
che lasciamo alle spalle, oltre la sequela di edifici cresciuti senza regole urbanistiche a partire  dagli  anni Sessanta del secolo scorso lungo la costa  e ci immergiamo subito in ciò che a Leopardi suscitò l’idea di infinito, ovvero un paesaggio di campagna dove l’occhio si perdeva tra i chiaroscuri delle colline al tramonto, al punto che era impossibile contarle. Un paesaggio che, a differenza del litorale, non si è modificato di molto.

Paesaggi Marche - dalle colline di Cingoli

Casolare dei girasoli sulle colline marchigiane di Cingoli

Casolare dei Girasoli a Cingoli. La collocazione è straordinariamente aperta, con ampia vista panoramica sulle colline che ospitano tanti ulivi.

Diceva ancora Leopardi: “ Trista è quella vita che non vede, non ode, non sente che oggetti semplici, quelli solo di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione.”
Felici coloro che s’immergono, possiamo aggiungere, in una dimensione spazio/tempo che trascende il metafisico, perché viaggiare da nord a sud in questi paesaggi di campagna magici, abbandonando per qualche giorno la cartina geografica o il navigatore digitale, lasciandosi guidare soltanto dalla morfologia del territorio, dalle sue dolci curve, dai suoi saliscendi, da aperture e scorci improvvisi e sorprendenti di luoghi mai veduti prima che quasi ne veniamo storditi, ed ecco allora che subito ci affidiamo per un attimo, come per ritrovare la bussola,  a coloro che ne trassero  materia narrativa o fonte d’ispirazione artistica, perché la nostra percezione sensoriale si dilata : è il perdersi leopardiano nell’altro mare, quello verde, dove è altrettanto possibile naufragare.

Nel passato i viaggiatori giungevano nelle Marche anche a piedi: Johann Gottfried Seume, descrive così il paesaggio della campagna attorno a Recanati e Loreto: “Le contrade sono un paradiso di fertilità e gli angeli sono assai giudiziosi perché, non potendo lasciare la casetta nella Terra promessa, dalla Dalmazia la portarono per aria fino a qui.” Mentre Urbino con il suo “Castello di Atlante”  ( Il Palazzo Ducale)  fa venire in mente gli antichi percorsi trasversali della penisola che un tempo riunivano signorie e principati, a volte pare di scorgere il duca Federico a cavallo, nella sua armatura, accompagnato dal suo esercito  di cavalieri che risalgono la collina di ritorno da qualche battaglia o mediazione politica. Eccezionali testimoni, ma in carrozza stavolta, furono  Montaigne, Deseine, Stendhal, Goethe o Mommsen il quale, giunto ad Ancona, vi respira il clima cosmopolita del porto franco, dove si trovano ebrei, schiavoni, greci, turchi, unico luogo in Italia secondo lui dove a quei tempi “ il forestiero non viene guardato a bocca aperta”.

Ancona e il suo territorio soprattutto è l’unico punto in cui mare verde e mare azzurro si toccano, grazie al monte che ha  appena alle sue spalle, intonso spazio reso prezioso dalle leggi del parco regionale.
Girano leggende di ogni tipo attorno a questo luogo vagamente magico, alter ego della Sibilla, da cui prendono il nome i monti Azzurri, ovvero i Sibillini.
In entrambi è bello perdersi. Salendo sulla cima del Conero si può scorgere da un lato le coste della Croazia, dall’altro tutta la regione Marche fino ai monti.

“ L’identità è un dono sociale” dice  Galimberti “ è il frutto del riconoscimento”. Se è così possiamo dire che le Marche assumono vera coscienza di sé solo ultimamente, grazie ad una portentosa volontà di mostrarsi al mondo intero, attraverso il suo paesaggio, ulteriore propulsore economico e sociale della regione, perché i suoi abitanti si sentono davvero parte del territorio e se ne identificano al punto che molti avvertono una leggera nostalgia quando se ne allontanano.
I marchigiani sono parte del loro paesaggio di campagna , l’uno e l’altro si compenetrano, sono il frutto di una costruzione socioculturale, nascono e crescono assieme. Ma anche chi viene qua per la prima volta e lo guarda, lo vive, lo riconosce subito come proprio: nasce una familiarità che diventa a tratti sorprendente. Ciò crea sicurezza e dona creatività, “ perché la bellezza –  diceva Gregorio Leto – affina i cervelli.”

Un tale paradiso però rischia di essere toccato dall’Uomo che, come sempre, non ha affinità con la bellezza e con la storia di questa terra. La vorrebbe anzi univoca, facente parte del panorama internazionale senza pensare che è proprio questa sua peculiare caratteristica, anche formale, anche architettonica, a salvaguardarla dal tempo. Questa mescolanza di culture è assolutamente buona tranne quando si rischia di dimenticare la propria, e questo sarebbe disastroso per quel paesaggio che finora è riuscito a salvarsi.

Il Monte Conero - Ancona

Il Monte Conero, dove mare verde e mare azzurro si toccano

Casale Dell’Angelo vicino Jesi

Casale dell’Angelo, Un casolare immerso in una stupenda campagna attorno a Jesi

Perdere la propria identità culturale è quanto di meno auspicabile ai nostri giorni, dove il mondo sta diventando un immenso melting pot di tradizioni e stili. Si dimenticano quegli elementi di bellezza e semplicità  che ci hanno contraddistinto finora e per la quale ancora oggi milioni di turisti sbarcano nel nostro paese in generale. Li si relegano in una sorta di museo a cielo aperto, una disneyland con le comparse (vedi a Roma i centurioni) , si stravolgono edifici per adeguarli ad un respiro più giovane ed internazionale, senza pensare che tra qualche anno, quando tutto sarà uguale a tutto, navigheremo solo nella noia. Una amechania culturale e agriculturale senza più radici, né fusto.

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